Heidegger è uno dei filosofi odierni conosciuti universalmente. Il suo pensiero è profondo ed oscuro (per il linguaggio ermetico) e tentacolare.
Si oppone alle correnti di pensiero (lo psicologicismo ed il logicismo) dominanti in Germania al suo tempo: inoltre, pur usando largamente il metodo fenomenologico, si stacca anche dalla concezione di Husserl. In più, scavalcando ed annullando il processo della filosofia occidentale, si rifà alla domanda fondamentale del Sofista Platone sul tema dell'essere. Neppure lo stesso Heidegger si sente di poter rispondere completamente a tale domanda.
E' l'uomo il questionante sull'essere che è questionabile nell'uomo; questo rapporto dell'uomo all'essere è vissuto nell'esistenza concreta e personale (io sono, tu sei) che è immersa nel mondo: l'essere nel mondo è il mio modo d'essere radicale, io sono apertura al mondo, sono gettato nel mondo senza scampo.
L'interpretazione risulta perciò come la possibile autenticazione del mio rapporto all'essere e presenta i caratteri (gradini che portano verso la profondità) di preoccupazione, angoscia, e di paura. E' l'angoscia che, annullando il mondo come significato ed annullando la mia unità nel mondo, mi pone immediatamente di fronte all'inefferabilità dell'essere. Il tempo secondo Heidegger è assolutamente necessario per conquistare l'orizzonte dell'intelligibilità dell'essere.
Nel pensiero del filosofo si è voluta vedere una delle forme più rappresentative dell'esistenzialismo.